Dall’oro nero al gas verde: l’idrogeno guida i digital hub del futuro negli Emirati

Gli Emirati Arabi Uniti accelerano sulla transizione energetica, puntando su idrogeno rinnovabile e strutture digitali d’avanguardia. Data center intelligenti alimentati in modo pulito diventano simbolo di un nuovo modello industriale.
Un cambio di paradigma strategico
Gli Emirati Arabi Uniti stanno ridefinendo il concetto di infrastruttura digitale. Da terra ricca di petrolio a protagonista della transizione energetica, il Paese ha lanciato nel 2023 una strategia nazionale per l’idrogeno, con l’obiettivo di produrre 1,4 milioni di tonnellate all’anno entro il 2031 e fino a 15 Mtpa entro il 2050. L’idrogeno – sia verde che blu – diventa protagonista nelle nuove politiche energetiche, integrate con soluzioni di cattura del carbonio e massicci investimenti nelle rinnovabili. Il piano ambizioso serve a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e a trasformare gli Emirati in hub globale di energia pulita.
Le risorse sono abbondanti: impianti solari come il Mohammed bin Rashid Al Maktoum Solar Park, ormai tra i più grandi al mondo, insieme a progetti eolici e nucleare “vera base” per alimentare la produzione di idrogeno. Gli investimenti in energia pulita hanno superato i 12 miliardi di dollari, aumentando del 70% la capacità rinnovabile e puntando al 32% del mix nazionale entro il 2030
L’idrogeno come motore silenzioso
In parallelo, cresce la spinta verso infrastrutture digitali sostenibili. Data center alimentati da celle a combustibile a idrogeno stanno emergendo come un’opzione concreta per ridurre le emissioni del settore, pur mantenendo elevati livelli di affidabilità e scalabilità.
Negli Stati Uniti, l’impresa ECL ha realizzato un prototipo funzionante alimentato interamente a idrogeno: il sito MV1, a Mountain View, funziona a emissioni zero, utilizza energia da celle a combustibile e supporta carichi ad alta densità come quelli richiesti dall’intelligenza artificiale. Altri operatori stanno sperimentando soluzioni simili come fonte di backup o energia primaria, sebbene permangano dubbi sulla convenienza economica e operativa.
L’hub digitale degli Emirati: AI, rete globale
Non solo tecnologia energetica: gli Emirati hanno annunciato piani per un campus AI da 5 GW ad Abu Dhabi, realizzato da G42 (azienda AI emiratina) con hyperscalers americani, e destinato a servire metà della popolazione mondiale in termini di latenza e capacità computazionale. In Europa, Khazna Data Centers e Eni hanno firmato un accordo per costruire un campus AI da 500 MW in Lombardia. Il progetto, parte del più ampio patto strategico Italia–Emirati, prevede alimentazione a “Blue Power”—energia a basso impatto con cattura del CO₂—e connette competenze tecnologiche e infrastrutturali tra i due Paesi
Parallelamente, la Francia sta per avviare un data center da 1 GW insieme agli Emirati, un investimento tra i 30 e i 50 miliardi di dollari
Idrogeno e digitalizzazione: opportunità e sfide
Il futuro, insomma, si gioca sull’intersezione tra energia pulita e next-gen computing. Il potenziale dell’idrogeno è elevato: offre disponibilità costante, zero emissioni locali e compatibilità con infrastrutture distribuite
Tuttavia, bisogna affrontare alcune sfide importanti: costi ancora elevati, complessità di stoccaggio e distribuzione, necessità di rete energetica ad alta efficienza. Inoltre, molti operatori del settore restano cauti sull’effettiva sostenibilità economica dell’idrogeno come fonte primaria per i data center.
Uno switch decisivo verso il futuro
Gli Emirati Arabi Uniti stanno effettuando uno storico “switch di cavallo”: dal petrolio all’idrogeno, dal carbon fossile all’AI green. I data center diventano così non solo infrastrutture digitali, ma simboli di una strategia energetica globale, eco-compatibile e lungimirante.
Ogni megawatt di capacità digitale nei nuovi campus—da Abu Dhabi all’Italia—è accompagnato dallo sguardo verso un modello sostenibile, capace di unire potenza computazionale e responsabilità ambientale. L’idrogeno, in questa trasformazione, non è solo combustibile: è la scintilla che accende il futuro digitale.
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