Le ultime di Trump: navi al largo del Venezuela, colpi alla Federal Reserve e diplomazia simbolica

Navi e marines: Washington invia forze verso Caracas
La Casa Bianca ha annunciato un’operazione navale di portata significativa: tre navi da guerra schierate al largo del Venezuela, accompagnate dall’invio di 4.000 Marines nella regione, con l’obiettivo dichiarato di contrastare il traffico di droga. L’iniziativa coincide con un aumento della pressione politica sul presidente Maduro, sulla cui testa è stata raddoppiata la taglia – ora salita a 50 milioni di dollari. Una mossa che proviene da fonti interne all’amministrazione, rilanciata da media statunitensi e citata da fonti italiane.
Questo dispiegamento rischia di riaccendere tensioni diplomatiche in America Latina, con il Venezuela di nuovo al centro di un confronto tra sanzioni, minacce e dimostrazioni di potenza militare.
Sotto accusa la Federal Reserve: Lisa Cook nel mirino
Nella giornata di ieri, Trump ha lanciato un attacco diretto verso Lisa Cook, membro del Board della Federal Reserve. Il presidente ha pubblicamente chiesto le sue dimissioni a seguito di accuse di frode ipotecaria, riguardanti l’autodichiarazione di residenza principale su due case — una mossa potenzialmente fraudolenta che, secondo l’Amministrazione, richiede uno scandaglio giudiziario e una risposta immediata.
Cook ha rifiutato di dimettersi, con una dichiarazione ferma: non sarà intimidita. L’episodio riscrive le dinamiche interne della Fed, già oggetto delle pressioni di Trump per un cambio di rotta nei tassi e nella direzione monetaria, ravvivando i timori sull’indipendenza dell’istituto centrale.
Simboli: quando la diplomazia diventa un gesto
In un incontro sorprendente alla Casa Bianca, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha consegnato a Trump – simbolicamente — un bastone da golf appartenuto a un soldato ferito. Una testimonianza toccante del prezzo del conflitto. Trump ha risposto con un gesto altrettanto simbolico, donando a Zelenskyy una “chiave della Casa Bianca”, come segno di rispetto reciproco e volontà di ricostruire un rapporto bilaterale, nonostante le polemiche passate.. Un gesto diplomatico che ritorna sulla scena globale con potenza comunicativa: parole esposte e simboli forti per scavare uno spazio di fiducia in un contesto internazionale sempre più impaziente.
In attesa di un vertice trilaterale
Trapela l’ipotesi di un vertice trilaterale tra Trump, Putin e Zelensky, concepito per porre le basi di una tregua o di un accordo sulla guerra in Ucraina. L’ipotesi viene rilanciata da Axios e solleva scetticismo, soprattutto per le rigide condizioni della Russia sulla questione del Donbas, respinte da Kiev.
Nel frattempo, l’idea di un incontro diretto fra Putin e Zelenskyy senza la presenza di Trump è stata avanzata dallo stesso presidente, a suggello di una strategia diplomatica che cerca margini di movimento anche senza la sua figura al centro.
Un giorno, molteplici scenari
Il panorama complessivo appare dunque diviso: tra il richiamo all’ordine e alle armi da un lato, e la ricerca di conciliazione e dialogo simbolico dall’altro, la linea politica di Trump sembra oscillare tra fermezza e gestualità, tra potenza militare e suggestioni mediatiche.
Una cartina tornasole della nuova fase politica americana. Tanti dossier aperti — dal Venezuela alla Federal Reserve, dall’Ucraina alle relazioni personali — che richiedono capacità di sintesi e visione strategica. In questo momento cruciale, gli occhi del mondo restano puntati su Washington, in bilico tra tensione, scambi simbolici e speranze di distensione.
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