Il caso Jean Pormanove scuote l’universo del live streaming

L’influencer francese Raphaël Graven, meglio noto come Jean Pormanove, è morto durante una maratona live di oltre 10 giorni sulla piattaforma Kick. Le indagini, l’impatto sul mondo del live streaming e le riflessioni sul lato oscuro dei contenuti estremi.
Una morte ripresa in diretta: il dramma che ha travolto una comunità digitale
Nella notte tra il 17 e il 18 agosto 2025, Raphaël Graven—alias Jean Pormanove—decadeva durante una diretta interminabile, trasmessa su Kick, piattaforma concorrente di Twitch. Seguito da oltre mezzo milione di persone, stava vivendo un periodo di umiliazioni e prove estreme organizzate con altri streamer, quando il suo corpo è stato ritrovato privo di vita sul letto, durante la diretta, davanti a migliaia di spettatori. L’orrore si è consumato sotto gli occhi del pubblico: la diretta è stata interrotta solo dopo che il corpo era già visibile da circa dieci minuti. La Procura di Nizza ha immediatamente aperto un’inchiesta, disponendo un’autopsia e sequestrando le attrezzature usate per lo streaming
Chi era Jean Pormanove? Ascensione e stile controverso
Nato a Woippy nel 1979, Raphaël Graven è diventato celebre su TikTok a partire dal 2020, realizzando video di gaming umoristici e collaborazioni con altri creator. Su Twitch, ha accumulato quasi 670.000 follower con decine di milioni di visualizzazioni. Nel 2023, si sposta su Kick, dove esplora un format innovativo: contenuti ad alto tasso di interazione, spesso accompagnati da sfide assurde e prove fisiche estreme—tra cui “douche di vernice”, umiliazioni sceneggiate e giochi di resistenza. L’esperienza lo consacra come lo streamer francese più seguito sulla piattaforma.
Il culmine della follia: dieci giorni di torture in streaming
Nei minuti precedenti la morte, Graven era coinvolto in uno streaming maratona di 298 ore, caratterizzato da umiliazioni continue, privazione del sonno e ingestione di sostanze potenzialmente pericolose. Di recente, prima del tragico epilogo, era stato filmato in uno stato di estrema difficoltà: un follower aveva segnalato l’urgenza al collega Owen “Naruto” Cenazandotti, allertando sul fatto che Jean non respirava più.
Il quadro che emerge è quello di una violenza orchestrata, volontaria o gravemente negligente, tra le cui dinamiche emergono anche elementi di pressioni emotive e psicologiche
Inchiesta e reazioni istituzionali: una tragedia che fa scattare l’allarme
Le accuse nei confronti degli altri streamer—Naruto e Safine—sono pesanti: violenza volontaria in gruppo, abusi su persona vulnerabile e diffusione di immagini violente. Già nel 2024, Mediapart aveva denunciato un “business della maltrattanza” legato al loro operato
Le autorità francesi hanno avviato un’inchiesta penale, mentre la ministra del Digitale Clara Chappaz ha definito il caso un “orrore assoluto”. Ha inoltre sollevato la responsabilità delle piattaforme, segnalando l’episodio ad Arcom e Pharos, i sistemi di controllo dei contenuti online
Reazioni dalla comunità globale: dal lutto alla mobilitazione
Il mondo del live streaming globale si è stretto attorno alla tragedia: l’influencer Owen Cenazandotti ha chiesto rispetto per il ricordo dell’amico, evitando la condivisione del video dell’ultimo respiro. Streamer internazionali come Adin Ross e il rapper Drake hanno annunciato che copriranno le spese del funerale—gesto carico di solidarietà. Il dibattito, però, va oltre il lutto: si premono le piattaforme, la società e le istituzioni affinché si imponga una maggiore etica nei contenuti trasmessi in diretta e si salvaguardi la salute fisica e mentale dei creator.
Le ombre della cultura dello streaming estremo
La morte di Jean Pormanove rappresenta l’apice di un fenomeno inquietante: la ricerca dell’audience a scapito del benessere personale, spettacolarizzando la sofferenza, sotto forma di “challenge umilianti” e contenuti degenerati.
Ci si interroga ormai con crescente urgenza sul limite morale della viralità: fino a che punto la piattaforma può essere complice di forme di intrattenimento che sfociano nell’autolesionismo? E quale regolamentazione adottare per evitare che ciò si ripeta? Jean Pormanove non è solo una vittima dell’ossessione per l’audience hollywoodiana: è l’emblema di un sistema che ha premuto sull’acceleratore dello spettacolo fino a fagocitarlo. La tragedia ha acceso i riflettori sulle responsabilità individuali, collettive e istituzionali, ponendo al centro un interrogativo cruciale: si può davvero trasmettere tutto in nome del consenso?
La diretta che l’ha ucciso è finita nel buio, ma il suo lascito può essere una voce potente per riformare la cultura del live streaming—prima che si ripeta un altro dramma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA