1:20 pm, 19 Agosto 25 calendario

Robert De Niro e il filo invisibile della mortalità: tra cinema, riflessione e ultimi sussurri di immortalità

Di: Redazione Metrotoday
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A 81 anni, Robert De Niro riflette sulla morte con lucidità quasi zen: «Non ho scelta, tanto vale non averne paura». Durante un incontro al Festival di Cannes emerge un artista consapevole, pronto a girare un documentario senza una fine decisa, ed erede di storie personali che ancora lo spingono a cercare la verità dell’ultimo atto.

Cannes 2025: tra omaggi e confidenze

Nel prestigioso contesto del Festival di Cannes, De Niro è stato celebrato per la sua carriera durante una serata evento in suo onore. In quell’occasione è emersa una frase lapidaria: alla domanda se temesse la morte, la sua risposta è stata tra l’ironico e il profondo: «Non ho scelta, quindi tanto vale non averne paura».

Queste parole — pronunciate con voce roca e una calma definitiva — riflettono un uomo che conosce l’orizzonte terminale, ma sceglie di trasformare la paura in impegno creativo. E così si presenta anche il progetto di un documentario sulla sua famiglia, strutturato in modo volutamente aperto: «Continueremo a girare anche dopo che non ci sarò più», ha detto, riferendosi al regista JR che gli chiederà domande anche… «quando sarò nella bara».

Un artista al tramonto eppure instancabile

Anche a ottant’anni compiuti, De Niro non smette di creare. Da attore a produttore, con il documentario dedicato al padre Robert De Niro senior — pittore espressionista — ha riaffermato il legame con le sue radici. Il cinema per lui è riflessione: un modo per esplorare il passato, riconnettersi con le proprie origini e interrogarsi sulle storie da raccontare, fino all’ultimo respiro.

Mortale, umano, memorabile

La consapevolezza della propria mortalità sembra aver fatto emergere uno De Niro insolito: meno ritroso, più emotivamente trasparente. Il discorso a Cannes ha mostrato un uomo che, pur timido, sa urlare la sua verità: un artista che ha interpretato l’antieroe ma nel privato dimostra di voler abbracciare la fragilità.

La morte, per lui, non è una nemica: è un orizzonte inevitabile davanti al quale vale la pena raddoppiare l’autenticità.

Arte e resistenza: l’ultimo atto

De Niro ha sempre sostenuto che l’arte è resiliente, democratica, inclusiva — e proprio per questo osteggiata da sistemi autoritari. Nel suo discorso, ha parlato dell’arte come resistenza: un ponte tra passato e futuro, un messaggio che trascende il tempo. Rifiuta la figura dell’attore narratore hollywoodiano e, riservatamente, continua a costruire un testamento morale su pellicola.

Eredità e continuità: oltre ogni fine

Il documentario familiare rappresenta un lascito sostanziale: non solo un ritratto del padre artista, ma un archivio spirituale che esiste oltre la vita. Continuare a girare, come ha detto JR, anche dopo la sua morte, significa rendere il cinema un rito perpetuo. De Niro consegna così un’immagine di sé che va oltre i ruoli indimenticabili, restituendo un senso nuovo al “continuare a creare”.

Un invito impostato sul coraggio

Le sue parole non sono retorica: sono un invito. «Se sai che non puoi evitarla, la morte, tanto vale imparare a convivere senza paura». È un insegnamento su come vivere: accogliendo il passato, abbracciando i legami, mettendosi in gioco anche in un’età che spesso definisce il tramonto. Lui ha scelto di trasformarlo in alba.

Il pensiero che resta

Robert De Niro ci ricorda che un artista non si ritira semplicemente, anche quando la fine diventa prossima. Continui a registrare, a pensare, a interrogarsi. Il suo lavoro inconcluso diventa patrimonio. La sua scelta di abbassare la guardia, in una riflessione pubblica sulla morte, rende prezioso anche il silenzio che incornicia ogni frase. E, forse, è questo il più potente degli atti di resistenza: restare umanamente vivi fino alla fine.

19 Agosto 2025 ( modificato il 18 Agosto 2025 | 13:27 )
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