7:59 pm, 18 Agosto 25 calendario

Vertice a Washington: Zelensky, Trump e le ombre di una tregua incerta

Di: Redazione Metrotoday
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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è recato a Washington per un vertice cruciale con il presidente USA Donald Trump e una nutrita delegazione europea. Al centro delle discussioni: sicurezza ucraina, garanzie “NATO-style” e la controversa questione delle concessioni territoriali. Una tensione diplomatica sospesa tra la fermezza ucraina e l’apertura americana verso una soluzione politica diretta, senza necessariamente passare da un cessate il fuoco.

Arrivo sotto i riflettori

Sul prato del South Portico della Casa Bianca, Zelensky è giunto in compagnia dei principali leader europei per far fronte comune. Tra loro: Macron, Merz, Starmer, Meloni, von der Leyen, Stubb e il segretario generale della NATO Rutte.

L’atmosfera, distesa ma carica di significato, puntava a rafforzare il fronte occidentale nella trattativa con Trump, che arrivava dopo un vertice inconcludente con Putin in Alaska.

Parallelamente, l’ambasciata ucraina ha fatto da palcoscenico a incontri preliminari con i leader alleati, utili per tessere una linea comune prima del confronto con Washington.

Le proposte di Trump: sicurezza sì, senza Crimea e NATO

Trump ha chiarito la sua visione: niente riconquista della Crimea, niente ingresso ucraino nella NATO, ma un’immediata pace negoziata, lasciando aperta la porta a garanzie “alla Article 5”, sebbene fuori dal perimetro NATO formale.

Questa svolta rappresenta un cambio netto rispetto alla richiesta di un cessate il fuoco immediato — una posizione che Zelensky e l’Europa continuano a ritenere imprescindibile come base per negoziati sostanziali.

Zelensky resiste: no alle concessioni, sì alle garanzie

Dal suo ritorno alla Casa Bianca dopo l’episodio febbrile di fine febbraio, Zelensky si è mostrato forte: nessun passo indietro su Donbas o Crimea, e rifiuto categorico di negoziare la sovranità ucraina.

Ha espresso la disponibilità a un incontro trilaterale (Ucraina, USA, Russia) soltanto se fosse realmente funzionale ad un cessate il fuoco e a garanzie credibili.

La sua parola chiave: “pace giusta, mai a costo della sovranità

L’Europa al fianco di Kiev: truppe, garanzie e pressione continua

I leader europei hanno sottolineato fin dai preparativi la necessità di protezioni solide per l’Ucraina, in assenza di soluzioni fragile né unilaterali.

Parallelamente, è emersa l’idea di una “coalizione of the willing” pronta a sostenere la pace anche con misure concrete, come un possibile corpo di peacekeeping internazionale da dispiegare in caso di tregua.

Da Canberra è arrivato l’interesse australiano per un contributo non combattivo, a sostegno della pace tramite un ruolo da garanzia.

Esiti incerti: un equilibrio instabile tra diplomazia e realpolitik

I risultati del vertice restano dunque ambigui:

Trump ha offerto un piano “realistico” secondo lui, ma ritenuto troppo debole da Kiev — privo di concessioni territoriali accettabili o membership NATO;

Zelensky ha ribadito fermezza, senza però chiudere le porte a incontri futuri;

I leader europei hanno rappresentato l’armatura diplomatica di Kiev, sostenendo un modello di pace basato su sicurezza reale e non simbolica.

Un summit dunque decisivo sul piano simbolico, ma che rischia di restare fragile nella sostanza, se non accompagnato da un impegno continuo e chiaro.

A Washington si è giocata molto più di una fotografia istituzionale: un confronto tra visioni diametralmente opposte sulla fine della guerra in Ucraina. Zelensky ha difeso con fermezza i confini del suo Paese, supportato da un’Europa compatta che esige pace e garanzie vere. Trump, da parte sua, ha innescato uno scostamento significativo verso trattative “dirette”, senza passare da un cessate il fuoco. Il futuro resta incerto, ma la posta in gioco non è mai stata tanto alta: si decide se la pace può essere giusta, o soltanto imposta.

Guerra in Ucraina, giorno 1272: tra diplomazia tesa e assalti implacabili

Il conflitto tra Ucraina e Russia prosegue senza tregua nel giorno 1.272. Mentre la diplomazia tenta nuove vie per una pace sostenibile, le operazioni militari sul campo non rallentano, causando vittime e distruzione. Le recenti distruzioni nelle infrastrutture energetiche, l’offensiva russa in più fronti e l’imponente vertice in corso a Washington rappresentano gli snodi cruciali di una guerra che continua a cambiare i contorni della sicurezza europea.

Attacchi sul campo: Odessa colpita mentre il fronte si allarga

Al mattino , un impianto energetico alle porte di Odessa è stato distrutto dai droni russi, generando un incendio che ha paralizzato la produzione di carburante e energia nella regione. Il capo dell’amministrazione locale ha confermato l’attacco tramite Telegram. Un fulgido simbolo del costo sempre più alto inflitto sulle infrastrutture critiche ucraine.

Nel frattempo, il fronte si mantiene caldo: le forze ucraine continuano la loro offensiva vicino a Pokrovsk e Velykomykhailivka, mentre i russi avanzano nei pressi di Siversk. Le operazioni si intensificano in vari settori, confermando la natura frammentata e dinamica della guerra.

Trump, da parte sua, ha proposto una sorta di “garanzia in stile NATO”, pur restando vago sulla disponibilità di truppe USA attive. Intanto, la proposta di Mosca di congelare i territori controllati – sostenuta da Trump dopo il vertice di Alaska – è stata respinta categoricamente da Zelenskyy, che esige soluzioni sostenibili e legittime.

Bilancio bellico: strage di perdite per l’esercito russo

Grazie ai conteggi del Servizio generale delle forze armate dell’Ucraina, emerge un quadro impressionante: fino al 18 agosto, gli aggressori russi avrebbero subito perdite superiori a 1.070.000 soldati, con una devastante distruzione di armamenti e mezzi. Tra questi, oltre 11.000 carri armati, più di 23.000 veicoli blindati, e decine di migliaia di sistemi aerei e missilistici neutralizzati.

Una guerra prolungata, ma fragilità emergono

Nonostante i passi avanti russi in diverse aree, l’offensiva sull’intera Donetsk continua ad apparire come una prospettiva ardua e lunga, lungi da rapide escalation tattiche

Il mondo osserva, sapendo che il risultato di queste ore avrà ripercussioni oltre confine, sul concetto stesso di sicurezza collettiva in Europa.

18 Agosto 2025
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