12:52 pm, 18 Agosto 25 calendario

Una vita tra le onde: il parto solitario sulla spiaggia di Marina di Caulonia

Di: Redazione Metrotoday
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Sulle coste cristalline della Locride, una giovane turista piemontese partorisce in solitudine sulla battigia di Marina di Caulonia. Lucida e determinata, affida la sua neonata alle cure ospedaliere e avvia la procedura di rinuncia: una scelta estrema ma pienamente legittima secondo la legge italiana. Ora la società e le istituzioni chiamano al rispetto e alla tutela, non al giudizio.

L’alba di un nuovo giorno… disegnato tra i cespugli

Nella quiete di una spiaggia calabrese, tra le onde che lambiscono la rena, si è consumato un episodio straordinario. Una donna di 30 anni, originaria del Piemonte e in vacanza a Marina di Caulonia, ha dato alla luce una bambina da sola, in acqua, senza assistenza medica né alcun aiuto. A pochi metri dalla riva, con lucidità sorprendente, ha tagliato il cordone ombelicale con una lama che aveva con sé, e ha adagiato la neonata tra i cespugli. Un gesto estremo, ma consapevole: la madre ha subito allarmato i soccorsi, grazie all’intervento tempestivo di due giovani presenti sul luogo.

L’intervento vitale: dal bagnasciuga all’ospedale

Subito sul posto, i militi del 118 e i carabinieri hanno soccorso madre e figlia, trasportandole all’ospedale di Locri. Entrambe in buone condizioni, hanno ricevuto le prime cure, e la neonata, di circa 3 kg, è stata ricoverata nel reparto di Pediatria. Qui la madre ha espresso la volontà di non esercitare la sua genitorialità e ha avviato la procedura di affidamento. In base alla normativa italiana, è previsto un periodo di riflessione nel quale la madre può eventualmente ripensare: se tale termine dovesse scadere senza variazioni, inizierà il percorso di affidamento temporaneo tramite i servizi sociali.

La posizione delle istituzioni: tutela prima di tutto

Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, è intervenuto con un messaggio chiaro: «Non c’è spazio per il giudizio morale. Ciò che conta è che la neonata sia al sicuro». È un principio che chiama alla responsabilità delle istituzioni: garantire protezione, ascolto, umanità – non condanna. Ha poi richiamato l’attenzione sul diritto al parto in anonimato, una possibilità prevista dalla legge italiana per tutelare la maternità in condizioni di fragilità, ormai troppo poco conosciuta.

Un dramma silenzioso tra le spiagge della Calabria

La vicenda, seppur sorprendente, offre lo spaccato di una realtà complessa: una madre sola, in difficoltà, che sceglie un gesto radicale ma lucido e informato. Forse un parto non programmato, forse un’esperienza vissuta nella solitudine, ma sicuramente non una fuga: la donna ha cercato aiuto, ha agito con consapevolezza, e ha posto la vita della bambina al centro delle proprie scelte.

Procedura e speranza: cosa accadrà

In base alla legge, in seguito alla dichiarazione della madre, è attesa una finestra temporale di riflessione: serve a tutelare ogni possibilità di ripensamento. Se la decisione restasse definitiva, il sistema oggi prevede un affidamento temporaneo, seguito dai normali iter di inserimento in una nuova famiglia. Intanto, la neonata resterà protetta, in ospedale, finché non si definisce la sua tutela accreditata.

Una scelta dolorosa, ma rispettosa della vita

Tutta la comunità è chiamata a interpretare questo evento al di là del clamore. Laddove la scelta della madre appare dolorosa, giunge a noi anche come atto estremo di rispetto per le possibilità della bambina. Perché rinunciare, in questo contesto, non è rifiuto: è consegna alla speranza di una vita migliore, affidata a un sistema pronto ad accogliere e proteggere.

Il silenzio delle onde come invito alla sensibilità

Sulle spiagge meridionali, tra giochi di luce marina e cespugli d’arenile, si è scritta una storia che richiama alla compassione. Nessun giudizio, solo empatia verso chi vive il limite. Una neonata affidata alle cure dello Stato, una madre che esercita un diritto estremo ma legale, e un messaggio forte: la tutela prima del giudizio.

Il parto in anonimato in Italia

La normativa italiana (art. 30 del DPR 396/2000) consente alla madre di partorire in anonimato.

Significa che può recarsi in ospedale, essere assistita da medici e ostetriche, e scegliere di non riconoscere il neonato.

I suoi dati non compaiono nell’atto di nascita: al posto del nome della madre si scrive “nato da donna che non consente di essere nominata”.

È un diritto tutelato dal principio di riservatezza e protezione della madre, pensato per evitare abbandoni traumatici o addirittura gesti estremi.

La donna può cambiare idea entro dieci giorni dal parto: in questo lasso di tempo, può tornare sui suoi passi e riconoscere il bambino.

E se la madre non riconosce il neonato?

Il neonato diventa “in stato di adottabilità” e viene affidato immediatamente ai servizi sociali e al Tribunale per i Minorenni.

Viene nominato un tutore provvisorio e collocato in una famiglia affidataria selezionata, in attesa che si avvii l’iter di adozione.

Le liste di famiglie idonee all’adozione sono gestite dai tribunali minorili: in genere, per neonati, l’attesa è breve perché molte coppie sono già in graduatoria.

Affidamento e adozione: le fasi principali

Affidamento temporaneo: il bambino viene accolto da una famiglia affidataria, che garantisce cura e affetto immediato.

Dichiarazione di adottabilità: dopo i tempi previsti, se non ci sono genitori biologici che lo reclamano, il Tribunale dichiara il minore adottabile.

Inserimento in famiglia adottiva: la coppia selezionata inizia un periodo di conoscenza col bambino.

Adozione definitiva: con sentenza del tribunale, il minore assume il cognome e lo status di figlio degli adottanti.

Perché il parto in anonimato è importante

Molti esperti sottolineano che questa possibilità:

salva vite, evitando abbandoni in luoghi pericolosi;

protegge le madri fragili, garantendo loro cure mediche e psicologiche;

dà sicurezza ai bambini, che vengono subito inseriti in un percorso protetto di tutela.

In altri Paesi esistono alternative come le “baby box” (culle termiche dove lasciare anonimamente un neonato), mentre l’Italia ha scelto di privilegiare il percorso ospedaliero, con maggiori garanzie sanitarie e giuridiche.

18 Agosto 2025
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