5:59 pm, 18 Agosto 25 calendario

Nuova proposta di tregua: accettazione da Hamas, silenzio israeliano

Di: Redazione Metrotoday
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Oggi, il conflitto tra Israel e Hamas si trascina al suo giorno 682. A emergere è un quadro devastante: distruzioni su vasta scala, un’emergenza umanitaria senza precedenti, e flebili speranze di pace attraverso un nuovo cessate il fuoco mediato da Qatar ed Egitto. Hamas ha accettato la proposta, ma resta incerta la risposta israeliana. Intanto, proteste interne massicce, partenze forzate dei civili e accuse di atrocità alimentano tensioni e tensioni geopolitiche.

Gaza-Israele, giorno 682: tra diplomazia, sofferenza e diaspora

Un piano di cessate il fuoco di 60 giorni, frutto di mediazione tra Egitto e Qatar, è stato recentemente accettato da Hamas, secondo fonti citate da Al Jazeera. L’offerta prevede il rilascio di alcuni ostaggi—dieci vivi e diciotto deceduti—oltre alla consegna di aiuti umanitari gestiti da organizzazioni internazionali e poteri neutrali, come la Mezzaluna Rossa e l’ONU.

Restano in attesa reazioni ufficiali da parte del governo israeliano, dilaniato da divisioni interne e pressioni crescenti dell’opinione pubblica.

Proteste interne in Israele: il peso delle famiglie degli ostaggi

La vita politica israeliana è scossa da proteste di massa. Secondo fonti, oltre un milione di persone sono scese in piazza per chiedere la liberazione degli ostaggi e l’immediata cessazione delle ostilità.

Il dolore delle famiglie è palpabile: testimonianze dirette, come quella di una donna il cui marito è stato sequestrato da Hamas fin dal 7 ottobre 2023, raccontano la frustrazione per una guerra che sembra non avere fine.

Il premier Netanyahu, sotto attacco orchestrato anche da componenti della sua stessa coalizione, ha risposto con toni duri, accusando i manifestanti di legami immaginari con Hamas e respingendo ogni compromesso parziale

Intanto, alcuni alleati estremisti nel governo, come il ministro Ben-Gvir, contestano apertamente il mandato per negoziare una tregua.

Esodo e bombardamenti

Le sirene della disperazione risuonano sempre più forte. Migliaia di civili stanno evacuando la zona est di Gaza City, sotto incessante bombardamento, cercando rifugio verso ovest e sud. Secondo dati attuali, oltre 1,35 milioni di persone necessitano urgente protezione e assistenza umanitaria.

Il bilancio delle vittime palestinesi supera le 62.000 unità, con decine di morti registrate nelle ultime ore. A questo si sommano morti da fame e malnutrizione: cinque solo negli ultimi giorni

Le politiche di blocco israelo-egiziano hanno aggravato drasticamente l’insicurezza alimentare: forniture di cibo, acqua e carburante sono rarefatte o inesistenti. La maggior parte degli ospedali è alle prese con blackout continui, mentre l’acqua potabile scarseggia in maniera drammatica. Nel frattempo, la distruzione infrastrutturale è impressionante: almeno il 69% delle strutture della Striscia risultano danneggiate o distrutte. Gli Stati Uniti stigmatizzano la strategia israeliana, ritenuta responsabile del collasso dei servizi sociali e sanitari.

Pressioni internazionali: solidarietà, condanne e contromosse

La comunità internazionale continua a mobilitarsi: dall’Indonesia sono stati lanciati paracadute con cibo e medicinali su Gaza, parte di un’operazione multinazionale lanciata in occasione della Festa d’Indipendenza nazionale. Tuttavia, queste iniziative sono insufficienti rispetto al bisogno disperato.

Organizzazioni come Amnesty International accusano Israele di usare la fame come arma di guerra, mentre reazioni dal Regno Unito spingono per sanzioni e interruzione delle vendite di armi. In parallelo, l’ex presidente Trump rilancia sostegno incondizionato a Netanyahu, chiedendo che Hamas venga «confrontato e distrutto» prima della liberazione degli ostaggi. Questa posizione rispecchia schieramenti bellicisti che rischiano di compromettere ogni possibilità di disinnescare il conflitto.

Il conflitto Israel-Hamas prosegue con attori intrappolati in una spirale di morte, carestia e radicalizzazione delle visioni. Il piano di tregua mediato da Egitto e Qatar offre uno spiraglio di speranza, ma la risposta israeliana resta incerta, bloccata da tensioni interne e dure strategie di sicurezza. Nel frattempo, la popolazione di Gaza paga il prezzo più alto: profughi, morti di fame e distruzione materiale. Solo un’intesa multilaterale concreta, capace di coniugare sicurezza e umanità, potrà riaffermare la dignità di chi è calpestato dalla guerra.

18 Agosto 2025
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