6:04 pm, 28 Luglio 25 calendario

Le preoccupazioni per il made in Italy per effetto dei dazi

Di: Redazione Metrotoday
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merci europee in ingresso negli Stati Uniti, ha sollevato forti preoccupazioni tra le associazioni di impresa italiane, che temono un impatto negativo sui ricavi. Se da un lato le sigle datoriali si dicono sollevate per la fine dell’incertezza, vista l’abbandono dell’ipotesi di una tariffa al 30%, dall’altro le aziende chiedono ora un intervento della Ue a sostegno dei settori del Made in Italy più a rischio, tra cui alimentare, vino e moda.

Impatto Economico e Settori a Rischio

Sebbene manchi una stima precisa dell’impatto complessivo in termini di minori introiti, alcune associazioni hanno tentato di calcolare gli effetti sui loro settori. Recentemente, Confindustria aveva stimato una potenziale perdita di 20 miliardi di euro nell’export e 118.000 posti di lavoro nel caso di tariffe al 10%.

“L’accordo rappresenta una certezza in tempi incerti, ma va valutato con attenzione per capire se il dazio del 15% include anche quelli preesistenti. Il costo, comunque, è significativo”, ha commentato Confcommercio. Simone Gamberini, presidente di Legacoop, ha espresso preoccupazione per l’impatto elevato sulle esportazioni italiane e ha sollecitato sostegni e compensazioni per le imprese colpite, insieme alla riattivazione rapida del tavolo sull’export per gestire i 25 miliardi di euro assicurati dal Governo.

Settore Vinicolo: Danni Stimati

“Con i dazi al 15%, resterà mezzo vuoto l’80% del vino italiano. Stimiamo un danno di circa 317 milioni di euro cumulati nei prossimi 12 mesi, mentre il mancato guadagno per i nostri partner commerciali negli Stati Uniti potrebbe arrivare a quasi 1,7 miliardi di dollari”, ha dichiarato Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini. Giacomo Bartolommei, presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, ha avvertito che le nuove tariffe infliggeranno un duro colpo al principale simbolo del Made in Italy enologico negli Stati Uniti.

Opinioni Variegate Sull’Accordo

Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia, ha commentato che i dazi al 15% sono “sostenibili”, sebbene ci siano preoccupazioni legate alla debolezza del dollaro e all’inflazione. “I dazi non piacciono a nessuno, ma questa percentuale consente al nostro export di competere equamente con altri produttori europei ed extra UE”, ha affermato Anna Cane, presidente del gruppo olio d’oliva dell’Associazione.

Il Centro studi di Unimpresa ha valutato che l’impatto dei nuovi dazi al 15% sulle esportazioni italiane potrebbe essere “sensibilmente inferiore rispetto alle stime iniziali”, poiché alcuni settori chiave, come il farmaceutico e le specialità chimiche, saranno esentati totalmente o parzialmente.

Secondo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, l’accordo con tariffe al 15% è sicuramente un miglioramento rispetto all’ipotesi iniziale del 30%, che avrebbe causato danni fino a 2,3 miliardi di euro per i consumatori americani e per il Made in Italy agroalimentare. Tuttavia, il nuovo assetto tariffario richiede compensazioni europee per le filiere penalizzate, considerando anche la svalutazione del dollaro. Prandini ha sottolineato l’importanza di attendere i dettagli dell’accordo, in particolare la lista dei prodotti agroalimentari a dazio zero, sperando che includa il vino.

Dario Costantini, presidente della Cna, ha affermato che “si scrive 15 ma si legge 30%”; definendo i dazi come una tassa ingiusta e sproporzionata che penalizza il Made in Italy e avrà ricadute negative anche sull’economia americana. Ha sollecitato supporti e compensazioni e ha chiesto la riattivazione del tavolo sull’export a Palazzo Chigi per discutere strategie e criteri per gestire i 25 miliardi di euro promessi dal governo.

28 Luglio 2025
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