LA BOMBA ATOMICA: SPECCHIO DEL POTERE O DELLA FOLLIA?

La civiltà è progredita. Abbiamo abbandonato le caverne, scoperto l’elettricità, siamo andati sulla Luna – e ora, con l’eleganza di dèi distratti, giochiamo all’Apocalisse con bombe nucleari. Dalla pietra scheggiata alla devastazione totale, l’istinto rimane: dominare è vincere. Ci siamo evoluti nella tecnologia, ma i nostri sentimenti restano primitivi. Siamo barbari con circuiti, mossi da passioni ancestrali in abiti moderni.
Da un lato della scacchiera, quelli che hanno già l’ogiva sotto il tavolo. Dall’altro, quelli che stanno ancora comprando i pezzi. Alcuni dicono che è per difendersi, altri preferiscono non dire nulla. Dopotutto, chi ha bisogno di giustificazioni quando si hanno megatoni di ragione? La parità è l’illusione che mantiene viva la tensione.
La logica è semplice, quasi divina: se il vicino ha una clava, io ne ho bisogno di due. E se lui ne compra tre, io ne ordino dieci. È la matematica della paura, con spruzzate di orgoglio e deliri di eternità.
Storicamente, il potere è sempre stato sinonimo di chi urla più forte — o esplode meglio. E così proseguiamo, marciando in cerchio su un suolo che si è già stancato di avvisarci. La Terra, poveretta, osserva tutto con pazienza millenaria, aspettando il momento in cui premeremo il pulsante e dimostreremo, una volta per tutte, che l’intelligenza umana ha raggiunto il suo apice: l’autoannientamento.
Dal cielo, forse angeli e comete stanno in silenzio, scommettendo tra loro chi ci farà detonare per primo — noi stessi o la prossima tempesta solare. L’universo assiste, curioso. E Dio, se ancora ci parla, forse ripete solo: “libero arbitrio, figli miei – ma con questa scelta, attenzione al giudizio.”
La bomba atomica non è solo un manufatto — è il riflesso di ciò che siamo capaci di desiderare. Eleggiamo leader che parlano per i nostri vizi, angosce e timori, e ci consoliamo con l’idea che non decidiamo nulla, quando, in realtà, decidiamo tutto. Perché la questione non è più se premeremo il pulsante. La vera domanda è: quanti di noi pregano ancora affinché nessuno lo faccia?
Riflessione biblica: “Ho inoltre visto sotto il sole che nel luogo del giudizio regnava l’iniquità, e nel luogo della giustizia, ancora iniquità. Allora ho detto tra me: Dio giudicherà il giusto e il malvagio; poiché c’è un tempo per ogni proposito e per ogni opera.” – Ecclesiaste 3:16-17
Mauro Falcão, scrittore brasiliano
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