7:50 pm, 22 Giugno 25 calendario

Nicola Bellomo: il generale italiano ingiustamente condannato per un atto di dovere

Di: Redazione Metrotoday
condividi

La storia del generale Nicola Bellomo è una delle più ingiuste e tragiche della Seconda Guerra Mondiale.

Le battaglie in Africa settentrionale avevano portato molti soldati britannici nei campi di prigionia italiani. Tra questi, il capitano George Playne e il tenente Roy Roston Cooke tentarono di fuggire dal campo di Torre Tresca, a Bari, ma la loro evasione durò solo poche ore. Ripresi, vennero riportati nel campo di prigionia, dove il comandante militare della piazza di Bari, il generale Bellomo, chiese formalmente ai due prigionieri di chiarire le circostanze della loro fuga. Il controspionaggio italiano sospettava che alcuni ufficiali italiani avessero collaborato con l’esercito britannico.

I due ufficiali britannici acconsentirono a fornire spiegazioni, ma durante il sopralluogo tentarono nuovamente la fuga. In risposta, Bellomo ordinò di aprire il fuoco per fermarli, colpendo entrambi: Playne morì sul colpo, mentre Cooke fu solo ferito e riportato a Torre Tresca.

Due inchieste, una del Regio Esercito e una condotta dalla Croce Rossa, giunsero alla conclusione che Bellomo avesse agito nel rispetto dei suoi doveri, considerato che l’ordine di sparare fu dato solo dopo il nuovo tentativo di fuga da parte dei due inglesi.

Nato nel 1881 a Bari, Bellomo si era distinto nella Prima Guerra Mondiale, terminando il conflitto con il grado di capitano di artiglieria. Nel 1941 fu richiamato al comando del presidio militare di Bari con il grado di generale di brigata. Tuttavia, gli inglesi non presero in considerazione il suo curriculum militare e il 28 gennaio 1944 lo arrestarono con l’accusa di “aver sparato o fatto sparare contro due ufficiali britannici, causando la morte di uno di essi e il ferimento dell’altro”.

Il 28 luglio 1945, dopo un processo che sollevò dubbi sulla sua validità, la corte marziale condannò Bellomo alla fucilazione, dopo appena un’ora di camera di consiglio. Indignato per la falsità del verdetto, il generale rifiutò di chiedere la grazia, ritenendo che questo avrebbe significato ammettere la sua colpevolezza. Così, il 11 settembre 1945, morì innocente, diventando l’unico generale italiano condannato come criminale di guerra da un tribunale britannico. La sua vicenda rimane un simbolo di ingiustizia e di dovere militare.

22 Giugno 2025 ( modificato il 22 Maggio 2025 | 19:53 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA