Vicenda Visodent, la testimonianza di una paziente trapanese

Quella che doveva essere una semplice visita odontoiatrica di controllo si è trasformata in un incubo durato due anni. È la drammatica testimonianza di una paziente della clinica Visodent, raccolta e diffusa dall’associazione Consumerismo No Profit.
Come è noto, nelle scorse settimane le sedi di questa azienda sanitaria state chiuse all’improvviso lasciando i pazienti senza spiegazioni e, soprattutto, senza le cure necessarie.
Tutto ha inizio nell’agosto 2023, quando la donna si reca in sede per un problema a un impianto provvisorio, ma ben presto emerge una diagnosi preoccupante: parodontite e gengivite in stadio avanzato. La proposta è radicale: rifare completamente l’arcata dentaria superiore. L’individuazione di un canino occulto tramite radiografia aggiunge ulteriori complicazioni al quadro clinico.
Il primo intervento, affidato a un medico diverso da quello della visita iniziale, introduce già un cambio di rotta allarmante. Contrariamente a quanto previsto, il canino occulto non viene rimosso ma lasciato in sede per “sostenere” i sei impianti da inserire. Una scelta che si rivelerà presto catastrofica. Dopo pochi mesi, uno degli impianti salta. L’assistente, sgomenta, informa la paziente che bisognerà ricominciare da capo. Da quel momento iniziano i rinvii, le giustificazioni improbabili e soprattutto la sparizione del medico che aveva eseguito l’intervento, sostituito da una lunga serie di promesse non mantenute.
Nel corso dei mesi, la paziente cerca con insistenza un confronto con un responsabile, trovandosi di fronte il dottor Allitto, il quale si limita a osservare la radiografia per poi dichiarare la necessità di rifare tutto. Alla richiesta di spiegazioni sul fallimento dell’impianto, risponde con un laconico “si tratta di rigetto”. Le informazioni sugli altri impianti e sui costi rimangono vaghe, nonostante i 5.000 euro già versati.
Il calvario prosegue con l’arrivo di un terzo medico. Soltanto con la minaccia di una denuncia, la paziente ottiene una diagnosi finalmente chiara: gli impianti sono stati inseriti male. Dei sei, uno è già saltato, due risultano non aderenti all’osso e devono essere rimossi. Il famigerato canino occulto, al contrario di quanto inizialmente affermato, non può più essere estratto. Il responso finale è devastante: tenere in bocca solo tre impianti e ricorrere a una protesi mobile.
Nel novembre 2024, esasperata, la donna minaccia di adire le vie legali e di richiedere il rimborso totale. Finalmente riesce a parlare con l’amministrazione e con un avvocato della clinica. Le vengono offerte delle scuse, minimizzando l’accaduto come “cose che capitano”. Ma la paziente non ci sta: errori del genere, spiega, in campo medico possono costare caro. Un componente dello staff, in forma privata, le suggerisce di non mollare, ammettendo le carenze professionali del medico che ha eseguito il lavoro e denunciando una prassi sempre più diffusa: quella di operatori improvvisati che si presentano come esperti implantologi senza averne le competenze.
La paziente – riferisce Consumerismo No Profit – ha affidato la questione al suo avvocato, avviando una causa legale per ottenere non solo il risarcimento dei danni economici, ma anche per denunciare pubblicamente il trattamento ricevuto. Una battaglia per la giustizia e per impedire che altri possano vivere lo stesso dramma. Una lotta per riappropriarsi non solo del sorriso, ma anche della dignità e della serenità perdute.
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