Referendum: il mal di quorum dei quesiti, solo una volta in 30 anni raggiunta la soglia

Il 12 maggio 2025, si avvicina il momento della verità per i promotori dei referendum dell’8 e 9 giugno, quando gli italiani saranno chiamati a esprimersi su quattro quesiti riguardanti il lavoro e uno sulla cittadinanza.
Perché questi referendum, essendo di tipo abrogativo, devono raggiungere il quorum del 50% più uno degli aventi diritto, che in Italia ammontano a circa 51 milioni di persone. I promotori, tra cui la Cgil e il Comitato per la cittadinanza, sono consapevoli che questa è una sfida ardua e che dovranno lavorare sodo e incrociare le dita.
La storia dei referendum in Italia
Fino ad oggi, in Italia si sono svolti 72 referendum abrogativi. Con i prossimi, il numero totale arriverà a 77. Considerando tutti i tipi di referendum, gli italiani sono stati chiamati a votare 78 volte. Con la tornata di giugno, il totale salirà a 83, iniziando dalla storica scelta tra monarchia e Repubblica del 2 giugno 1946, che non era un referendum abrogativo.
Il primo referendum abrogativo, e anche il più noto, è quello del maggio 1974 sul divorzio. In quell’occasione, il mondo cattolico si rivolse agli italiani per chiedere se volevano mantenere in vigore la legge Fortuna-Baslini, approvata nel dicembre 1970.
Questo referendum nacque come una sorta di risarcimento alla Democrazia Cristiana (Dc) dopo il contraccolpo subito dall’approvazione di una legge a loro fortemente avversa.
La storia referendaria italiana è segnata da un mal di quorum persistente: nel corso degli ultimi 30 anni, solo nel 1995 e nel 2011 è stato raggiunto il necessario 50% di affluenza. Ora, con la nuova tornata di referendum, i promotori sperano di rompere questo trend negativo e ottenere la partecipazione necessaria per rendere validi i quesiti.
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