Prevenire un secondo infarto: l’importanza del controllo del colesterolo LDL

Le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di morte in Italia, con 217mila decessi all’anno. È emerso che 1 paziente su 5 rischia di subire un nuovo evento cardiovascolare entro un anno dall’infarto.
Uno degli elementi chiave per la prevenzione è il colesterolo “cattivo” LDL. È fondamentale raggiungere e mantenere i livelli raccomandati per ridurre il rischio di ulteriori problemi cardiaci. Lo studio AT TARGET-IT ha dimostrato l’efficacia di ridurre in modo intensivo il colesterolo LDL subito dopo un infarto, utilizzando anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9. Il 68% dei pazienti ha raggiunto il livello target di 55 mg/d già al primo controllo, con una significativa riduzione del colesterolo LDL del 70%.
Le evidenze provenienti dalla pratica clinica italiana confermano che un colesterolo LDL più basso si associa a un minor rischio di nuovi eventi cardiovascolari. I pazienti che raggiungono livelli molto bassi di LDL, inferiori a 23 mg/dl presentano un profilo di rischio notevolmente inferiore rispetto a coloro con livelli più alti, come quelli di 61 mg/dL.
I pazienti che hanno subito un infarto sono considerati ad altissimo rischio secondo le linee guida europee. Si raccomanda di raggiungere livelli di colesterolo LDL inferiori a 55 mg/dL, e addirittura meno di 40 mg/dL per coloro che hanno avuto multipli eventi cardiovascolari. Questo è ciò che afferma il Prof. Pasquale Perrone Filardi, Direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università “Federico II” di Napoli e Presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC). È essenziale che tutti i pazienti dopo un infarto sottopongano a un controllo dopo 4 settimane di terapia anti-lipidica per valutare l’efficacia del trattamento, e nel caso in cui i livelli di LDL non siano ancora ottimali, è necessario modificare e ottimizzare la terapia.
Il colesterolo LDL emerge come un fattore modificabile fondamentale per la prevenzione di nuovi eventi. Il registro AT TARGET-IT ha evidenziato per la prima volta nella pratica clinica una chiara correlazione: più basso è il livello di LDL, minore è il rischio di nuovi eventi cardiovascolari, con benefici evidenti già dopo 11 mesi.
“Il periodo immediatamente successivo a un infarto rappresenta una fase vulnerabile per i pazienti, con un alto rischio di eventi cardiovascolari ischemici successivi, soprattutto nei primi mesi fino al primo anno, con un tasso di mortalità complessivo intorno al 10%,” continua il Prof. Perrone Filardi. “Intervenire prontamente, anche durante il ricovero ospedaliero per gestire il colesterolo LDL, rappresenta un’opportunità per ottimizzare la terapia, raggiungere rapidamente i livelli target e ridurre il rischio di un secondo evento cardiovascolare entro l’anno. Gli anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9 si sono dimostrati efficaci e sicuri nell’attuare questo protocollo terapeutico, come dimostrato dallo studio AT TARGET-IT.”
Il successo dell’approccio “colpisci presto e colpisci forte” dipende in modo significativo anche dall’aderenza alla terapia. Dall’analisi dei dati di 771 pazienti post-infarto trattati in 22 centri italiani con anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9, è emerso che questi farmaci sono ben tollerati, con il 90,9% dei pazienti che risultano aderenti allo schema terapeutico in 11 mesi.
Questo risultato è notevole considerando che, secondo la letteratura scientifica, solo circa 5 pazienti su 10 (45,9%) a rischio molto alto e 3 su 10 (30,2%) a rischio medio seguono regolarmente una terapia ipolipemizzante tradizionale, principalmente con le statine, aumentando così il rischio di complicazioni cardiovascolari.
Le terapie orali per le patologie cardiovascolari croniche spesso incontrano problemi di aderenza. Diversi studi evidenziano che i pazienti, soprattutto coloro che assumono molti farmaci, tendono a interrompere il trattamento a un certo punto.
Oltre a mantenere un’aderenza costante ai trattamenti, i pazienti possono svolgere un ruolo attivo nella prevenzione secondaria. Per i pazienti post-infarto, è essenziale che, se i livelli di colesterolo LDL non raggiungono gli obiettivi raccomandati, si consultino con il proprio specialista. Questo permette di ottimizzare la strategia terapeutica e garantire la massima protezione contro futuri eventi cardiovascolari.
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