La “Prevenire è meglio che curare” è un detto che riflette la realtà della spesa sanitaria.

Rispetto al periodo pre-pandemico, nel 2022, gli italiani hanno registrato una diminuzione nell’accesso alle prestazioni sanitarie. Circa 4,1 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o accertamenti diagnostici, una flessione che colpisce in particolare gli anziani, ma anche i minori e le donne adulte. Inoltre, circa il 41,8% degli italiani ha dichiarato di aver coperto interamente le proprie spese mediche, preferendo spesso curarsi privatamente a causa delle lunghe liste d’attesa nel settore pubblico, che possono arrivare a durare mesi.
Accesso alle Cure
Le motivazioni alla base di questa rinuncia alle cure includono difficoltà economiche, l’impossibilità di assentarsi dal lavoro, le necessità legate ai figli e le problematiche logistiche nell’accesso a strutture sanitarie lontane e poco collegate dai trasporti pubblici. Le interminabili liste d’attesa rimangono il principale ostacolo per chi cerca diagnosi e cure tempestive. Nel 2022, è stato stimato che le regioni abbiano effettuato il 10% in meno di visite ed esami rispetto al 2019. Questo allungamento dei tempi di attesa spinge molte persone a ricorrere al pronto soccorso anche per problemi non immediatamente letali.
Una delle cause di questi ritardi è la carenza di personale medico. Molti medici formati in Italia scelgono di lavorare all’estero, dove possono ricevere una migliore gratificazione professionale.
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