10:19 am, 10 Novembre 25 calendario

La straordinaria promessa della coppia miliardaria che destina il 95% del suo patrimonio

Di: Redazione Metrotoday
condividi

Donare quasi tutto a un mondo migliore

Nel cuore dell’imprenditoria americana, una coppia di filantropi ha deciso di compiere un gesto che rompe gli schemi: mettere in donazione il 95% del proprio patrimonio, stimato in oltre 10 miliardi di dollari. Una scelta che non resta confinata al gesto singolo, ma apre una riflessione sul ruolo della ricchezza, della responsabilità sociale e del futuro della filantropia.

Il profilo della promessa

La storia vede protagonisti Rich Kinder e Nancy Kinder, imprenditori di Houston la cui fortuna – costruita nel settore dei gasdotti e dell’energia – viene ora destinata quasi interamente a scopi filantropici. Il loro impegno è ufficializzato: donare il 95% della loro ricchezza stimata, superiore agli 11 miliardi di dollari, principalmente a favore della loro città e di cause pubbliche come parchi urbani, arte, educazione e infrastrutture sociali. La decisione viene resa pubblica in un momento in cui l’industria della filantropia si trova a ripensare modalità e impatto.

Nel dettaglio, la donazione verrà canalizzata attraverso la loro fondazione, orientata a migliorare la qualità della vita a Houston – la loro base.

Un gesto largamente generoso… e strategico

Dietro l’apparente spontaneità del gesto, si intravede una scelta ponderata: la coppia sostiene di sentirsi «molto fortunata» e di riconoscere che la ricchezza accumulata deriva anche dall’apporto collettivo, non solo dal merito individuale. Da qui la decisione di restituire in qualche misura. È interessante notare che già nel 2011 avevano aderito a una iniziativa globale – aperta dai grandi filantropi – che invita i miliardari a donare la maggior parte della loro ricchezza.

Ma più che aderire a una norma, i Kinder intendono andare oltre: 95 % è una soglia ben più alta del 50% che molti firmatari della stessa iniziativa si erano impegnati a donare. È un cambio di paradigma: non solo “dare” ma lasciare una traccia tangibile e duratura.

Dove andranno i soldi?

La destinazione delle risorse non è generica. Il focus della fondazione è locale, ancorata alla città di Houston: parchi urbani, arte pubblica, programmi educativi, supporto alle comunità storicamente svantaggiate. Per esempio, un progetto di 18,5 milioni di dollari per l’espansione di Emancipation Park, nel Third Ward – quartiere afro‑americano della città –, vede i Kinder come finanziatori principali.

Questa scelta territoriale è significativa: mentre molte grandi donazioni si disperdono a livello globale, i Kinder puntano a concentrare l’impatto in un ambito circoscritto. Si tratta di un modello di “philanthropy radicata”, in cui il cambiamento non è solo globale ma tangibile nel quartiere, nella città in cui si vive e opera.

Il contesto della nuova filantropia

Il gesto dei Kinder arriva in un momento in cui la filantropia istituzionalizzata si trova in evoluzione. Diversi fattori lo spiegano:

  • Pressione sociale e trasparenza: in un’epoca di disuguaglianze crescenti, chi possiede ricchezza viene sempre più scrutinato. Donare è anche un modo per rispondere a questo scrutinio.

  • Il modello della “giving pledge”: l’idea che i super‑ricchi dedicano almeno la metà della loro ricchezza a opere benefiche è sempre più diffusa. I Kinder alzano l’asticella.

  • Ricerca di un’eredità: per molti imprenditori di successo, la donazione rappresenta un modo per dare senso al risultato accumulato e lasciare una traccia oltre il profitto.

  • Effetto leva della filantropia su scala locale: investire in infrastrutture pubbliche, arte e cultura può generare ambienti più vivibili, attrazione di talenti, valorizzazione immobiliare e crescita economica locale.

Le sfide di un impegno così grande

Tuttavia, impegnarsi a donare quasi tutto comporta rischi e responsabilità:

  1. Governance della fondazione: gestire decine di miliardi richiede strutture solide e efficaci. Errori o fraintendimenti possono generare inefficienze o persino scandali.

  2. Effetto reazione: destinare la gran parte delle risorse in una città può suscitare tensioni su chi decide come vengono spesi, su chi “perde” e su chi “vince”.

  3. Sostenibilità dell’impegno: donare è una cosa, garantire che le risorse producano cambiamento duraturo è un’altra. Serve monitoraggio, indicazione di impatto, trasparenza continua.

  4. Impatto fiscale e patrimoniale: in certi sistemi fiscali donazioni di questa entità generano questioni legali e fiscali complesse, oltre al tema della trasparenza e della responsabilità pubblica.

Esempi storici a confronto

I Kinder non sono pionieri assoluti nel grande dono. Nel panorama internazionale, figure come Warren Buffett – che ha promesso più del 99% della propria ricchezza – o Bill Gates con la fondazione lanciata con Melinda, hanno mostrato che la filantropia su scala ultra‑ricca è possibile e in evoluzione.

Buffett ha di fatto convoluto gran parte della sua fortuna nella fondazione di Gates, e Gates stesso ha dichiarato che intende donare la quasi totalità della propria ricchezza entro pochi decenni. Tuttavia, la differenza è nella modalità: i Kinder concentrano l’impegno su una città specifica, con obiettivi locali, non solo donazione globale e generica.

Il futuro della ricchezza

Rich e Nancy Kinder affermano che la ricchezza accumulata non appartiene solo a loro, ma è il risultato del contributo collettivo: partner commerciali, dipendenti, comunità. In questo approccio c’è una visione che va oltre il possesso e punta alla responsabilità diffusa.

Inoltre, definiscono il 95% non solo come obiettivo numerico, ma come principio: restituire larga parte della fortuna ha valore simbolico. È un invito ai coetanei e alle generazioni future a considerare la ricchezza come strumento e non come fine.

Le reazioni e le critiche

Non mancano però critiche: alcuni osservatori sostengono che donazioni così grandi possono generare dipendenza pubblica da mega‑filantropi, riducendo il ruolo dello Stato. Altri osservano che una donazione localizzata può escludere aree più svantaggiate. E, non meno importante, la domanda se il processo decisionale di dove destinare i fondi sia democratico.

Altri ancora sottolineano che l’impatto reale dipende dalla struttura della fondazione, dall’efficacia delle erogazioni, e da come viene valutato l’esito. In altre parole: non basta dare tanto, bisogna che quel tanto faccia davvero la differenza.

Verso un cambiamento concreto

Le prossime mosse saranno decisive: l’effettivo stanziamento dei fondi, la pubblicazione dei progetti, la misura degli impatti sul territorio saranno elementi che determineranno se il gesto resterà simbolico o si trasformerà in cambiamento reale. Il successo di questa iniziativa può rilanciare un modello di filantropia implicato, integrato nel tessuto urbano, capace di dialogare con la città e con le sue dinamiche.

Il gesto di Rich e Nancy Kinder di donare il 95% della loro ricchezza non è soltanto una notizia ghiotta per la cronaca, ma un segnale forte: la ricchezza può essere trasformata in strumento comune, la filantropia può diventare un progetto concreto di città, e la domanda «che ne faccio dei miei soldi?» può porsi prima che la fortuna finisca.
Se il patrimonio non è destinato solo a generare rendita, ma a costruire comunità, allora cambia il senso della ricchezza stessa. Il futuro della città di Houston, certo, ma anche del modello filantropico globale potrà essere influenzato da questo esempio.

10 Novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA