Addio a James D. Watson, padre della struttura della molecola del DNA
È morto all’età di 97 anni James D. Watson, lo scienziato statunitense che insieme a Francis Crick e Maurice Wilkins decifrò la struttura della molecola del DNA, aprendo la strada a una rivoluzione scientifica, tecnologica e culturale.
La notizia è stata confermata dall’istituto che lo aveva visto protagonista per decenni, il Cold Spring Harbor Laboratory (CSHL), nonché da fonti familiari.
Questa scomparsa segna la conclusione di un capitolo importante per la biologia molecolare, pieno di grandi traguardi ma anche di accese controversie.
Dalle origini al colpo di scena scientifico
James Dewey Watson nacque a Chicago il 6 aprile 1928, in una famiglia borghese con amore per i libri e l’osservazione della natura. Fin da ragazzo si appassionò all’ornitologia, insieme al padre, ma ben presto si diresse verso la genetica.
Entrò all’Università di Chicago a soli 15 anni, conseguendo la laurea in zoologia nel 1947; tre anni dopo ottenne il dottorato all’Università dell’Indiana.
Nel 1951 si trasferì al laboratorio di Cavendish all’Università di Cambridge, in Gran Bretagna, dove nel biennio successivo lavorò con Francis Crick alla soluzione del problema della struttura del DNA. Il risultato — la celebre struttura a “doppia elica” della molecola del DNA — fu pubblicato nel 1953 e cambiò per sempre la comprensione dell’ereditarietà biologica.
Nel 1962 Watson, Crick e Wilkins ricevettero il premio Nobel per la Medicina «per la scoperta della struttura molecolare degli acidi nucleici e la loro importanza per l’ereditarietà».

Un’eredità scientifica di vasta portata
La scoperta della doppia elica ha rappresentato un punto di svolta: ha permesso di comprendere come le informazioni genetiche siano immagazzinate e trasmesse, aprendo la strada alla genetica moderna, alla biotecnologia, alla medicina predittiva e perfino all’analisi forense.
Negli anni successivi Watson ebbe ruoli di grande rilievo: guidò il Cold Spring Harbor Laboratory, contribuì alla nascita del progetto globale di mappatura del genoma umano e divenne un riferimento per generazioni di biologi molecolari.
La sua scrittura — ad esempio il volume autobiografico The Double Helix — ha reso la scoperta accessibile anche al grande pubblico, mostrando il lato umano della ricerca.
Le controversie che hanno segnato il percorso
Ma il cammino di Watson non è stato esente da ombre. In particolare, alcune sue affermazioni pubbliche su razza e intelligenza suscitarono scandalo: nel 2007 dichiarò che gli africani, come gruppo, non avrebbero la stessa media di intelligenza dei bianchi, provocando una serie di condanne internazionali e la sua uscita dal ruolo attivo al CSHL.
Inoltre, la questione del riconoscimento del contributo di Rosalind Franklin alla scoperta della doppia elica è stata ed è dibattuta: la famosa “Photo 51” di Franklin fu fondamentale per Watson e Crick, ma lei non fu riconosciuta con il Nobel (morì nel 1958).
Queste vicende hanno generato un’eredità complessa: da un lato un gigante della scienza, dall’altro un personaggio divisivo per la sua personalità e le sue posizioni.
Le ripercussioni nella scienza e nella società
La scoperta del DNA e degli strumenti che ne derivarono hanno avuto effetti profondi: la medicina genetica, la terapia genica, la diagnostica molecolare, l’ancestralità genetica, la biotecnologia agricola — tutti campi che hanno un debito con Watson e i suoi collaboratori.
Ma con il potere dell’informazione genetica sono emersi anche dilemmi: la manipolazione del genoma, la privacy dei dati, la discriminazione genetica. In questo senso, la figura di Watson rimane simbolica per il passaggio da una scienza di base a una scienza applicata e sociale.
Il suo ruolo nella promozione del progetto del genoma umano ha segnato l’inizio di un’era in cui la genetica non è più esclusivo dominio del laboratorio, ma impatto reale sulla vita quotidiana.

Genio e ombre
La morte di Watson arriva in un momento in cui la genetica, l’editing del genoma e l’uso dei dati biologici sono temi centrali non solo per la scienza, ma anche per la politica, l’etica e la società.
Watson era noto per temperamento vivace, spirito competitivo e atteggiamento talvolta irriverente. Il rapporto con Crick, la tensione verso il successo e la pubblicazione, la visione della biologia molecolare come “scienza centrale” delle scienze vive: tutti elementi che ne fecero un protagonista — e talvolta una figura controversa.
Ma la doppia elica che lui e Crick misero in piedi nel laboratorio di Cambridge negli anni Cinquanta resta — visibile, simbolica, globale.
La scomparsa di James D. Watson chiude un capitolo della storia della scienza: uno in cui la curiosità, il modello e le molecole possono davvero ribaltare la nostra visione del mondo. Il suo nome resterà associato alla scoperta della doppia elica, alla maturazione della biologia molecolare e al precipitare di domande che oggi non possiamo ignorare.
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