12:45 pm, 8 Novembre 25 calendario

Juan Carlos I: dalle vette della monarchia alla confessione in esilio

Di: Redazione Metrotoday
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Nelle librerie francesi e in procinto di arrivare in Spagna, l’autobiografia intitolata Réconciliation segna un ritorno inatteso del re emerito Juan Carlos I: 512 pagine in cui l’ex sovrano spagnolo ripercorre la propria vita, 39 anni di regno, l’abdicazione del 2014, e il successivo esilio volontario ad Abu Dhabi. Il libro non è solo cronaca personale, ma uno sguardo retrospettivo e ampiamente autocritico su un’epoca, quella della Transizione spagnola, su successi e scandali, sul rapporto con la famiglia reale e sulla difficoltà di essere insieme “servitore del Paese e uomo”.

Dalla nomina nel regime franchista al ruolo centrale nella Transizione

Juan Carlos nasce nel 1938, in esilio in Italia, figlio del conte di Barcellona, in un’epoca in cui la Spagna è in piena Guerra Civile. La sua figura viene appoggiata dal generale Francisco Franco come successore della monarchia abolita, e nel 1975 – poco dopo la morte del dittatore – diviene ufficialmente re. In quegli anni la sua figura è considerata chiave nella trasformazione spagnola da regime autoritario a monarchia costituzionale.

In particolare il suo ruolo è ricordato durante il tentativo di colpo di Stato del 23 febbraio 1981 (il famoso “23-F”) quando la sua apparizione in uniforme di generale difensore della democrazia resta un momento simbolico del Paese.

Con l’abdicazione del 19 giugno 2014 – a favore del figlio Felipe VI – la monarchia appare rinnovata, ma la reputazione di Juan Carlos è già appannata da scandali, viaggi e ombre finanziarie.

Confessioni, errori, esilio

Titolo e scopo – L’opera, scritta in collaborazione con la giornalista Laurence Debray, è stata pubblicata in Francia l’5 novembre 2025 e sarà in Spagna dal 3 dicembre. Il sottotitolo, Réconciliation, segnala la volontà di fare i conti con il passato, ritornare protagonista del racconto e trattare temi finora rimasti taciuti.

Juan Carlos afferma di essersi sentito «mai veramente libero», nonostante abbia guidato la Spagna verso la democrazia. Racconta il senso di abbandono verso la famiglia: «Mio figlio mi ha voltato le spalle per dovere», scrive, in un passaggio destinato a provocare dibattito.

Procede a confessare «errori di giudizio, di amore e d’amicizia», e definisce «grave errore» aver accettato un regalo di 100 milioni di dollari dall’allora re dell’Arabia Saudita nel 2008. Afferma: «È stato un atto di generosità tra monarchie, ma una decisione che ho saputo rifiutare solo tardi».

Non nasconde la propria stima verso Franco, definito come colui che gli diede la corona. «Lo rispettavo enormemente», afferma. Questa dichiarazione ha suscitato sorpresa e molte reazioni negative tra gli storici e nell’opinione pubblica spagnola.

Rivelazioni intime emergono: la morte del fratello Alfonso (14 anni) nel 1956, in un incidente d’arma da fuoco di cui parla per la prima volta apertamente. Racconta il senso di vuoto e dolore che «ha segnato la mia vita».

Vive in esilio volontario dal 2020 ad Abu Dhabi. Scrive di sentirsi in una «terra straniera» ma nostalgico della Spagna: «Non c’è giorno in cui non abbia nostalgia della mia casa». Al contempo indica di sperare in un ritorno, in un rimozione dell’invisibilità mediatica cui è stato relegato.

Un’occasione o un rischio per la monarchia

La pubblicazione delle memorie di Juan Carlos arriva in un momento delicato per la Casa reale spagnola: la generazione di Felipe VI sta consolidando il proprio ruolo, ma l’ombra del padre rimane viva. Questo libro può rappresentare due diverse linee di interpretazione:

Juan Carlos tenta di riappropriarsi della propria storia, di chiedere lo spazio della memoria e della verità secondo la sua versione.

Le rivelazioni – ammissioni, stima per Franco, critiche al figlio e alla nuora – rischiano di riaprire ferite e generare un dibattito pubblico sulla trasparenza della monarchia.

Gli storici fanno notare che definire Franco come “paterno” e riconoscergli il merito di averlo nominato è una mossa che provoca disagio, soprattutto nei settori della società civile che videro nella monarchia dopo-dictatoriale un elemento di rottura con il passato.

Nel frattempo, la Casa reale ha mantenuto un silenzio istituzionale: Felipe VI non ha preso posizione pubblica sul contenuto del libro, suggerendo che la famiglia preferisca gestire internamente le conseguenze.

Scandali, abdicazione e conseguenze

Negli anni successivi all’abdicazione, Juan Carlos è stato al centro di inchieste finanziarie e scandali: dalla caccia all’elefante in Botswana nel 2012, agli affari bancari sospetti in Svizzera, passando per i conti offshore collegati alla fondazione Lucum. Le indagini, pur chiuse o archiviate in molti casi per insussistenza o presunta prescrizione, hanno danneggiato profondamente il suo credito pubblico.

L’abdicazione del 2014, più che una scelta spontanea, fu valutata come inevitabile per la sopravvivenza dell’istituzione monarchica in un contesto economico e morale complicato. Il re emerito, dopo la sua uscita, ha mantenuto titolo e privilegi, ma la progressiva sua marginalizzazione è diventata evidente.

Allo stesso tempo, il libro ricorda la sua “via della Transizione”: la legalizzazione dei partiti, il referendum sulla Costituzione del 1978, l’opposizione al colpo di Stato del 1981, tutti elementi che consolidarono la Spagna attuale come democrazia parlamentare. Tuttavia, l’autore stesso lamenta che donne e uomini della sua generazione ricordino poco quel passaggio e che «la memoria venga rubata».

In questo, l’autobiografia è anche un atto di “recupero” del ruolo storico che Juan Carlos ritiene gli sia stato negato o deformato.

Reazioni

Le anticipazioni del contenuto del libro hanno già generato reazioni anche forti: uno storico della monarchia lo ha definito «un re viziato che non ha mai imparato i propri limiti», mentre commentatori politici ritengono che il tentativo di riemergere rischi di far perdere altre tessere al mosaico della fiducia nel trono.

Parallelamente, settori che ancora considerano Juan Carlos un “eroe della Transizione” vedono in questa pubblicazione un tentativo legittimo di restituire dignità e narrativa a una figura che pure ha avuto un ruolo importante.

Il dibattito sulla pubblicazione segnala anche un passaggio culturale: la monarchia spagnola – come altre in Europa – è costretta a ridefinirsi in un’epoca di opinione pubblica liquida, in cui lo scandalo, la trasparenza e l’immagine costituiscono sfide più complesse dell’istituzione stessa.

Eredità e libertà mancata

Nel libro, Juan Carlos non nasconde la contraddizione centrale della sua vita: «Ho dato la libertà al popolo spagnolo mettendo fine alla dittatura, ma non sono mai stato libero». Questa affermazione risuona come una riflessione esistenzial-politica di un vecchio re che guarda indietro.

Come figura pubblica, l’uomo che ha tradizionalmente incarnato “unità nazionale” si presenta ora come ferito, in esilio, in attesa di un possibile rientro. In Spagna, la percezione pubblica di Juan Carlos è mutata: da re “glamour” dei primi anni Ottanta a simbolo di privilegi, scandali e distanza dal popolo. Il libro tenta di ricucire quel filo.

Anche la relazione con il figlio è esposta con dolorosa ­onestà: «Capisco il suo ruolo, ma come figlio ho sofferto». E nei confronti della nuora, la regina Letizia, scrive che la sua presenza «non ha aiutato la coesione familiare». Un passaggio duro che più di tutto consegna al lettore un re che non è più «al-di-sopra» ma «dentro» la propria storia.

La monarchia di oggi deve confrontarsi con generazioni che non hanno vissuto la Transizione, che guardano ai privilegio e all’uguaglianza. Il libro è anche una “sfida” di narrativa verso di loro.

Il ritorno pubblico di Juan Carlos I attraverso la sua autobiografia è molto più di un evento editoriale: è un gesto politico-personale che mette in scena la confusione di una vita alle spalle e le ambizioni di un futuro incerto. L’ex re apre la porta della memoria, della revisione e della confessione. Il paese che guidò dalla fine del franchismo al XXI secolo oggi lo osserva con occhi diversi, valutando non solo il passato ma il suo lascito.

8 Novembre 2025
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