8:41 pm, 29 Ottobre 25 calendario

Balestrino: la città con le creature dall’aldilà che fa venire i brividi

Di: Redazione Metrotoday
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Tra le colline liguri della Val Barescione, a pochi chilometri dalla Riviera di Ponente, si staglia il profilo malinconico di Balestrino Vecchia: un borgo abbandonato che, fra rovine, leggende e silenziosi passaggi in cui il tempo sembra essersi fermato, ha acquisito una dimensione mitica. Oggi, si narra che fra le sue case vuote e i portoni chiusi si aggirino presenze stra­ordinarie, figure che appartengono all’aldilà e che contribuiscono a rendere questo luogo un «villaggio da brivido».

Ripercorriamo la storia di Balestrino, esploriamo le sue leggende più inquietanti, ricostruiamo i motivi dell’abbandono e proviamo a capire che significato assumono oggi questi spettri del passato — fra turismo dell’orrore, urban exploration e memoria locale.

Un borgo che visse e poi si spense

Le origini di Balestrino affondano nel lontano passato: l’area fu abitata fin dal Paleolitico, e nel medioevo divenne un feudo, saldamente in mano alla famiglia Del Carretto. Sull’altura, al centro del borgo, svetta ancora oggi il castello-fortezza che dominava la valle sottostante.

Con il passare dei secoli, la vita degli abitanti si concentrava su agricoltura, oliveti, legumi, e su una comunità che aveva la sua quotidianità nel votivo, nella chiesa, nella scuola, nei ritmi del contadino.

Tuttavia, fra gli anni ’50 e ’60 del Novecento, un’accelerazione del dissesto idrogeologico — frane, smottamenti, cedimenti del terreno — rese la vita nel borgo sempre più difficile. Le autorità giudicarono l’abitato pericoloso e il trasferimento iniziò. Il momento decisivo fu intorno al 1962-1963: gli abitanti abbandonarono Balestrino Vecchia e si trasferirono nella nuova zona a valle o in una nuova località più sicura.

Da allora, il borgo è diventato una “ghost town” italiana, un luogo dove gli oggetti rimangono, i muri resistono, ma l’anima umana è fuggita.

Il silenzio che terrorizza — e le creature dell’aldilà

E qui entra in scena l’elemento che ha trasformato Balestrino da semplice borgo abbandonato a meta del brivido: le leggende.

Tra le tante, la più citata è quella dello spirito noto come «Giuseppe Coscie, detto Cavigiotto». Si racconta che, fra queste pietre vuote, si aggiri ancora il suo fantasma: un uomo che viveva di espedienti, raccontano gli anziani, e che — dice la leggenda — era capace di bere vino da una bottiglia senza stappare il tappo.

In alcune notti — a detta di chi ha osato avvicinarsi — si sentono passi metallici, porte che sbattono, rumori come di fiasche piene che si svuotano. Le finestre, rotte, guardano sul nulla; le case sono aperte al vento e al vuoto.

Più in generale, il borgo è percepito come “abitato” da qualcosa che non è più di questo mondo: presenze che sfuggono alla logica, ombre che si muovono nella vegetazione che ha inghiottito i muri, silenzi spessi. Il fenomeno si inserisce in un filone più ampio: l’Italia dell’abbandono — delle case, dei castelli, dei villaggi — in cui la natura riprende possesso e l’uomo diventa spettatore del proprio passato che si disfa.

In questo scenario, la presenza di creature “dall’aldilà” è la proiezione moderna della paura ancestrale: la paura dell’abbandono, della solitudine, della fine.

Storie reali, testimonianze

– Qualche residente racconta le ultime notti nel borgo: «Abbiamo portato via le cose vitali, ma le stoviglie restarono, le porte erano aperte, l’atmosfera era irreale».

– Documentari e reportage televisivi hanno incluso Balestrino fra “città fantasma da brivido” in speciali dedicati ad Halloween.

– Nel castello, un enologo locale organizzò un brindisi “al fantasma”: depositare 600 bottiglie pregiate nelle cantine e dichiarare di sfidare lo spirito di Cavigiotto era un atto simbolico di riconquista del luogo.

– I progetti di recupero avviati negli anni recenti hanno cercato di mettere in sicurezza edifici, ma l’accesso rimane spesso limitato. Il borgo è dichiarato non completamente visitabile per motivi di rischio.

– Le frane e il dissesto iniziarono già nel XIX-XX secolo, ma gli anni cruciali furono gli anni ’60. Il terreno cedette, la decisione di trasferire gli abitanti fu inevitabile.

Quando andare

Visitare Balestrino Vecchia significa procedere con cautela. L’accesso è regolamentato: alcune zone sono chiuse per motivi di sicurezza. È opportuno informarsi presso il comune o la guida locale. L’atmosfera migliore? Le giornate autunnali o invernali, con nebbia, vento, luci basse: il borgo assume così la sua vera veste “da brivido”.

Ma non è solo uno spettacolo: è un’esperienza che induce a riflettere. Una passeggiata fra le case vuote non è un gioco, è un piccolo confronto con l’assenza di aspetti vitali.

Balestrino non è solo un borgo abbandonato. È un racconto in pietra, un luogo narrativo in cui passato e presente si incontrano, in cui la leggenda e la realtà si sovrappongono. Le creature dall’aldilà che di tanto in tanto si evocano fra i suoi vicoli sono il segnale di qualcosa che non vogliamo perdere: la memoria del tempo che fu, la fragilità della nostra vita collettiva, e la potenza del silenzio.

29 Ottobre 2025 ( modificato il 25 Ottobre 2025 | 20:48 )
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